Buongiorno a tutti! Spero siate in salute e carichi, inizia la narrazione di un epico viaggio!
L'anno scorso, con mio fratello
LolloSondrio , decidemmo di intraprendere il primo viaggio in bici con stile pellegrino, cercando di compiere la Via Francigena da Milano fino alla periferia romana; inesperti e pieni di determinazione, abbiamo dedicato qualche tempo all'allenamento e il 1° agosto siamo partiti, per raggiungere Roma il 9 (saltando qualche pezzo qua e là).
Prima di iniziare qualche statistica e l'obbligatoria foto dei mezzi:
km totali: 570
dislivello in salita e discesa circa: 7000m
temperatura massima: 42°C, tmin: 8°C
per il percorso e la navigazione, abbiamo seguito le indicazioni dell'app via francigena.
Ecco qui i mezzi: Cruzbike QX100 e Bianchi Ragno Thomisus.
Capitolo 1: "Antò, fa caldo!"
Partenza il 1 agosto, Cologno Monzese-Corte Sant'Andrea, in alti spiriti, per poi renderci conto di essere partiti nel giorno più caldo del 2020. Nella umida Bassa. Senza ombra. E con una simpaticissima temperatura di 42°C anche dopo le 17.
Risultato, enorme stanchezza e tappa parzializzata con treno per il giorno dopo.
Capitolo 2: "Dov'è finito tutto?"
Fornovo di Taro-Massa: inizia il famoso Passo della Cisa, con pendenze problematiche a tratti
E iniziano anche i problemi di trazione per il QX, complice l'asfalto bagnato; tutto procede bene fino quasi alla cima del passo, dove inizia un temporale con visibilità di 20m e temperatura che scende fino a 8°C
qui pioveva poco; dopo un principio di ipotermia (e aver valicato il passo) decidiamo di saltare il tratto Berceto-Massa con un treno (grazie Trenitalia), cosa molto saggia, perchè la pioggia sarebbe proseguita fino alla costa.
Capitolo 3: "San Miniato"
La terza tappa (4 agosto) è quella più pianeggiante dopo il pavese, con 106km e un simpatico arrivo in salita a San Miniato Alta; nulla di estremo qui. Decidiamo di saltare il tratto fino a Siena per meglio visitare la città.
Capitolo 4: "Radicofani"
5 agosto, 7:30: partiamo da Buonconvento, confidando nell'iniziale mancanza di salite.
....grazie, Toscana.
Anyway, inizia la Val d'Orcia, con molte salite (strade bianche, ovviamente), cipressi e pastori maremmani-abruzzesi
Fino a giungere al famoso muro di Radicofani, con pendenza costante al 10% (su una bici di 40kg si sente), una simpatica salita che ci manda quasi al limite estremo della fatica, prima di giundere all'agognata meta (e ristorante)
Dopo questa vetta, una dolce e lunga discesa fino alla rampa finale per l'arrivo ad Acquapendente (e il Lazio).
Capitolo 5 "Sai, dall'alto la pendenza è ancora peggio"
Si ricomincia con una discesa fino al lago di Bolsena
per costeggiare e raggiungere la salita per Montefiascone (pensavamo che le simpatiche salite toscane sarebbero finite, ma ci sbagliavamo), oltre che questa discesa, che ha dato luogo al titolo del capitolo
(qui stavo cercando di recuperare una borraccia eiettata da una buca)
Dopo simili vicissitudini siamo giunti a Viterbo senza grandi intoppi.
Capitolo 6 "Sai, dall'alto la pendenza è ancora peggio, puntata 2"
Penultima tappa, Viterbo-Formello, con paesaggi stupendi
terreni impervi
e ovviamente salite!
marcano il passaggio dai laghi laziali alla periferia romana, e una finale tappa facile di soli 30km.
Cosa abbiamo imparato da questo viaggio?
1) Andando fuori dai classici percorsi autostradali si scoprono posti incredibili e non valorizzati
2) la Bianchi Ragno va molto bene in salita
3) la trazione diretta è molto più efficace di quello che sembri, e può gestire percorsi fuoristrada con i giusti pneumatici e tecnica.
Grazie a tutti per la lettura, e buona giornata!
Edited by LoScozzese - 12/11/2021, 17:07