reV, reclinata TD MBB

« Older   Newer »
  Share  
markciccio
view post Posted on 31/7/2016, 12:14     +2   +1   -1




Febbraio 2016.
Un amico reclinato, conosciuto tramite Strava, segue assiduamente lo sviluppo della "V", la bicicletta TD MBB che ho costruito nell'ambito dello studio che abbiamo fatto della "reclinata da salita", di cui si può leggere sul forum in apposita discussione. Alessandro, felice possessore di una Trevi Shadow, vorrebbe passare a un mezzo diverso e comincia a interessarsi a questo modo strano di pedalare reclinato che è la trazione anteriore, visti soprattutto i risultati abbastanza confortanti in salita. Assiduo scambio di messaggi, cosa facciamo, cosa non facciamo, vabbè, decidiamo che SI PUO' FARE!

L'idea è semplice: anzichè partire da zero realizzando una reclinata con componenti appositi, comprati o realizzati pazientemente uno a uno e dai costi a volte proibitivi, prendere una bici da corsa nuda e cruda e trasformarla in una reclinata, eseguendo meno operazioni possibile. C'è praticamente tutto per una trazione anteriore, manca solo un ulteriore forcella per la ruota posteriore, visto che quella originale andrà davanti.
Detto, fatto. Un paio di settimane su internet e decidiamo di acquistare una Fuji SL con telaio in carbonio, che troviamo proprio a Borgomanero e che qualcuno avrà magari già visto su questo forum.Peso del mezzo: 7.6 kg, componentistica buona, per un mezzo che da nuova (questa ha un paio d'anni), costa più di duemila euro. Un ottimo punto di partenza con componentistica Ultegra e ruote a basso profilo molto leggere, ottime per la salita.
I mesi successivi trascorrono con prove della Fuji, per avere dei dati di confronto da analizzare una volta realizzata la "trasformazione". Una volta terminati i test e gli altri lavori che avevo in ballo, il 20 giugno inizio. Il 24 luglio i lavori terminano. Il risultato è questo:

110_2439


110_2454

110_2452


110_2451

110_2431



Prima di tutto il peso, parametro che abbiamo ritenuto fondamentale per avere buone prestazioni in salita: 10.1 kg, così come da foto. Cioè con tutti gli accessori, pedali inclusi. Mancherebbe solo la copertura del sedile che comporta circa 40-50 grammi di aggravio e che metterò non appena deciderò come farla.
Se si dovesse considerare la bicicletta come da concessionario, senza pedali e accessori tipo computer e porta borraccia e copertura centrale, saremmo sui 9.5 kg circa. C'è infatti un vano porta oggetti centrale, fatto con due pannelli di carbonio, che in caso è rimovibile, del peso di circa 200 grammi. Insomma, con circa 2.5 kg in più rispetto alla bdc, si è riusciti ad arrivare ad una reclinata vera e propria. Tempo impiegato per la costruzione: circa 80 ore.

Come va su strada?
L'ho usata tutti i giorni, settimana scorsa, percorrendo circa 200 km. Problemi, qualcuno di gioventu, con qualche aggiustamento qua e là ma sostanzialmente nessun grosso problema. Alla prima uscita ho ottenuto due Kom su Strava, seppur in pianura, uno su un segmento dove lo avevo già (1 km con dislivello negativo di circa 1%) mentre il secondo l'ho ottenuto su un tratto con un dislivello dello 0% ma con un saliscendi di circa 6 metri. Segmenti dove ho abbassato di parecchio il tempo della "V", circa 5 secondi a tratto.
Come va in salita? Un segmento che ho preso ad esempio è il vecchio segmento "San Carlone", fatto quasi a tutta, vecchio tempo con la "V" 5 minuti e spiccioli, con questa 4 minuti e 32. Globalmente, in salita, si pone un pelo dietro alla bdc ma avanti alla V. Per pelo dietro intendo di pochissimo, praticamente i secondi di differenza dovuti ai 2,5 kg in più.

IMG_20160727_190412_1



Al di là di queste prestazioni che dicono tutto e niente, la sensazione è che la leggerezza dia un buon contributo ma sono soprattutto le ruote reattive e il "boom"
super rigido a fare la differenza. La vecchia "V" ha un tubo orizzontale che va al movimento centrale che si è dimostrato sottodimensionato e che ora andrò a modificare. 22x2 in alluminio significa che dopo 1500-2000 km di pedalate decise, il tubo tende a snervasi e scricchiolare perchè il movimento dei pedali lo fa deformare "a S". Poi spiegherò meglio, ma un buon tubo da 30 mm è comunque necessario. Qui sulla "reV" c'è un tubo reggisella in carbonio, con opportuni giunti che fa egregiamente il suo lavoro.

Perchè "rev"?

Il nome lo ha dato Alessandro e ci è piaciuto. "reV" richiama un po' "rivoluzione", un po' re-V e cioè una sorta di "nuova V", visto che V è la bicicletta da cui ha preso le misure principali. Le misure sono infatti le stesse, solo il sedile è 2 cm più alto e il manubrio leggermente più arretrato (un paio di cm anche lì). Per il resto, le geometrie sono le stesse.

Non mi prolungo oltre, anche perchè nei prossimi giorni vorrei pubblicare una specie di vademecum con le fasi principali della realizzazione. Non so se in via di foto e testo oppure filmato oppure tutte e due.

Per quanto riguarda il futuro della reV, ovviamente non me la terrò io ma verrà consegnata ad Alessandro a breve, una volta verificato che va tutto bene, con altri test. Io andrò avanti con il mio cancello, che, alle luce di quanto imparato nella costruzione di questa, potrà solo migliorare. Almeno come estetica, eccavolo.

Qualche altra foto:

110_2443


110_2441

110_2434



Edited by markciccio - 2/8/2016, 17:20
 
Top
view post Posted on 31/7/2016, 12:57     +1   -1
Avatar

Member

Group:
Fan
Posts:
652
Mi piace:
+58
Location:
Lago Maggiore

Status:


Quando ti ho incrociato però non stavi stracciando stracciandoun nuovo record, stavi mestamente tornando dal lavoro... :D
Complimenti per il gioiello!!! :B):
 
Top
Thunderbolt II
view post Posted on 31/7/2016, 13:18     +1   -1




Bel lavorone!!! Ora servono dei pedalatori volenterosi per spingerla e recensirla ;)
Il concetto di "scatolato" portaoggetti, potrebbe in sviluppi futuri comprendere funzionalita strutturali ;)
 
Top
view post Posted on 31/7/2016, 17:33     +1   -1

Advanced Member

Group:
Moderator
Posts:
2,710
Mi piace:
+91

Status:


Astuto l'uso del tubo reggisella. La linea davvero pulita e ordinata, funzionale e senza fronzoli ma comunque "bella".
Il vano portaoggetti pare perfetto per una batteria realizzata ad hoc, ma so già che l'obbiettivo di questo mezzo è un altro ^_^

Mi sa che se ne vedranno altre tra non molto.
 
Top
GRM
view post Posted on 1/8/2016, 00:01     +1   -1




Complimenti, gran lavoro!
 
Top
view post Posted on 1/8/2016, 08:27     +1   -1
Avatar

Advanced Member

Group:
Administrator
Posts:
6,520
Mi piace:
+210
Location:
ROMA

Status:


Ottimo risultato Marco.
M'incuriosiscono molto alcuni dettagli costruttivi: la forcella anteriore allargata per ricevere il mozzo da 130/135 mm, il carro posteriore, il tubone che va dal manubrio al movimento pedali, l'unione fra la parte antero/posteriore del telaio.
Praticamente tutto. :P
 
Top
view post Posted on 1/8/2016, 11:32     +1   -1
Avatar

Member

Group:
Fan
Posts:
624
Mi piace:
+48

Status:


Lavoro fantastico, esteticamente accattivante e molto professionale, complimenti!!! :)
E' incredibile quanto tu riesca ad essere produttivo avendo un lavoro, una famiglia, una vita sociale... nuovamente complimenti!!! :)
Venendo a noi, ho letto che questa geometria è particolarmente votata alle salite ma come si comporta in pianura? Continua ad essere comunque competitiva?
 
Top
markciccio
view post Posted on 1/8/2016, 12:27     +6   +1   -1




In pianura, da quel che ho visto, il fatto di poter spingere meglio rispetto a una reclinata tradizionale, in posizione più agevole, compensa quasi completamente la perdita aerodinamica. Ho battuto i miei record fatti con il trike Aer1S, che era più veloce della mia vecchia reclinata RWD. Sarà dovuto anche al migliore allenamento ma fare in 51 di media su 1 km con leggero saliscendi e dislivello nullo, credo che significhi che non è da buttare in pianura...


Per rispondere al Bepi, mi tocca iniziare con la forcella anteriore, che infatti è la prima fase.

Prima di tutti ci si procura il materiale di base e cioè tessuto di vetro (200 o 300 g/mq twill e cioè intrecciato), tessuto di carbonio (200 gr/mq), eventuali nastri in vetro o carbonio, più o meno della stessa grammatura, larghi 50 mm, resina epossidica. Ultimamente sto acquistando da Sorvolandocompositi e mi sembra che sia materiale di ottima qualità. Mi spiace per la pubblicità ma devo dire che mi sono trovato molto bene. Per il resto ci vogliono fogli di carta vetrata di tutte le grammature, l'amato flessibile con vari dischi per taglio e rifinitura, smerigliatrice palmare, trapano e più o meno tutto quello che può servire per l'hobbista di basso-medio livello. Praticamente tutta l'attrezzatura che vendono alla Lild è nella mia cantina. Ne sono ghiotto. Non sarà di marca ma funziona e non si rompe. Un ottimo investimento per noi hobbisti del fai da te a tutti i costi,i cosiddetti "cantinari mannari".

Poi si inizia a smantellare la bicicletta. Smantellare significa sostanzialmente tagliare, cercando di lasciare tutto il possibile già montato, evitando di togliere guarnitura, movimento centrale, cambio, cavi, leve ecc. Altrimenti, altro che 80 ore, ce ne volevano 150.
Il telaio della Fuji è tutto di carbonio, tranne ovviamente i forcellini e gli altri particolari che servono per gli accoppiamenti meccanici. Ho adottato il metodo di taglio più semplice e cioè ho usato l'amato flessibile, con disco abrasivo da taglio per acciaio, spessore 1.6 mm, Ovviamente mi sono dotato di maschera per evitare di inalare le polveri, guanti e occhiali. La polvere di carbonio di certo non fa bene se inalata o se ti entra un pezzo nell'occhio.
Il telaio ha spessori molto ridotti, si taglia come burro e non si delamina per cui mi è sembrato un buon sistema, seppur rudimentale. Certo, il primo taglio è stato abbastanza tragico, visto che si trattava di rovinare un tal capolavoro di tecnica, in previsione di un risultato tutto da vedere. Il telaio + forcella aveva un peso originale di 1.7 kg, con la sola forcella pesante 500 grammi.

La prima ad andarsene quindi è stata la forcella. Ho praticato due tagli per lato, per poterla allargare fino ai 135mm. Il carbonio non si piega come le forcelle di acciaio, per cui era l'unica soluzione. Due tagli sono indispensabili in quanto uno solo allargherebbe, sì, la forcella, ma non consentirebbe alla catena di passare tra il pignoncino più esterno e lo stelo della forcella (di traverso e non perfettamente a 90° rispetto al perno ruota), per cui non sarebbe più disponibile il rapporto più lungo. Occorre quindi fare una cosa del genere:

20160622_204158

20160622_204343

20160622_205733

Nelle foto si dovrebbe notare anche un distanziale che consente di tenere i vari segmenti di forcella in posizione. Non ho tagliato completamente la forcella in spezzoni, ho lasciato dei moncherini che consentissero di tenere in posizione il tutto. Sarebbe stato più complicato tagliare e basta, con il rischio di disalleamento. Così invece, la forcella stessa mi ha tenuto tutto in posizione.

Dalle foto non si vede la procedura di rinforzo interno. Ero un po' incasinato e non sono riuscito a documentarlo. In pratica, per fissare bene il tutto senza spostare niente, prima di fasciare esternamente con il carbonio, ho infilato nelle fessure una miscela di fibra di cellulosa, miscelato con la resina epossidica. In pratica questa:

www.sorvolandocompositi.it/product/1338/Technocell-200.html

E' una specie di materiale in fiocchi, che si aggiunge alla resina, fino a creare una pappetta molto viscosa. Una specie di Vinavil, un po' più viscoso. Quando si indurisce, dopo circa una giornata, ha delle discrete proprietà strutturali ma soprattutto fa da colla, così adesiva che è quasi impossibile staccarla da carbonio. In sintesi, prima di mettere in posizione finale la forcella, ho riempito le fessure con un po' di questo materiale, mettendo un tampone sul fondo della fessura per evitare che colasse dentro (ho usato un po' di nastro adesivo di carta, infilato dentro alla meglio). Poi, una volta che vedevo che le varie fessure erano più o meno piene, ho messo la forcella "in dima," come da foto. Ho aggiunto ancora miscela di cellulosa, fino ad avere le fessure completamente piene. Dimenticavo, la ruota non sta lì a caso, mi è servita come dima. Se non l'avessi lasciata in posizione sarebbe bastato un disallieamento teorico di pochi centesimi che il cerchio sarebbe risultato storto o non sarebbe passato per la forcella. Mettendo già la ruota in posizione, non si sbaglia
Un paio di giorni dopo, ad indurimento terminato, ho levigato il materiale in eccesso, ottenendo questo:

IMG_20160702_190918_1

L'immagine non è chiarissima ma si dovrebbe vedere il materiale biancastro in eccesso, a livello dei tagli sulla forcella.
Una passata con il disco abrasivo con grana fine , una passata con la cartavetra e il materiale in eccesso se ne è andato, con forcella dritta, robusta e pronta per essere fasciata e rinforzata con il carbonio. Ovviamente va tolta tutta anche la vernice, altrimenti la fasciatura non terrebbe. Una bella scartavetrata con la levigatrice e via.

Come ho eseguito questa operazione di fasciatura?
Nella stessa maniera in cui ho rinforzato tutto il resto del telaio.
In pratica, si prende il componente da rinforzare e si spennella con la resina epossidica (nella foto, come esempio, il rinforzo del porta manubrio):

PHOTO_20160724_183911


Si avvolge sopra il tessuto di carbonio, imbevendolo contemporaneamente con la resina. Si avvolge tentando di stringere il tessuto al meglio, ma senza esagerare perchè si corre il rischio fargli perdere la sua struttura a trama. In pratica si assottiglia e non fa più il suo dovere. In questo caso, visto che la forcella regge diversi sforzi, ho avvolto usando il nastro di carbonio per 5 giri, insistendo di più dove c'erano i tagli, per poi rifinire successivamente con il tessuto con altri con due strati, per avere una resa estetica migliore. Una volta fasciato al meglio, ho avvolto del nastro adesivo da elettricista, quello alto 50 mm, messo dalla parte dove non c'è l'adesivo, cercando di evitare pieghe e imperfezioni varie:

IMG_20160711_202232



Ci sono varie tecniche, si può usare per esempio il peel-ply o del nastro da pacco o un sacchetto di plastica. Ho optato per il nastro da elettricista perchè è abbastanza elastico ma non troppo da fare troppe pieghe e deformazioni. Si stende bene e usandolo al contrario, si chiude su se stesso, tramite il suo stesso adesivo. Essendo poi così alto, non fa gobbe. Dà anche una finitura gradevolmente satinata alla resina, una volta asciugata.

La fasciatura prosegue finchè non si è coperta tutta la forcella con il nastro nero, che, ripeto, è poco più che poggiato sopra, tentando di posarlo il più regolarmente possibile. Non l'ho avvolto a spirale ma a pezzi messi paralleli fra di loro, con ogni tratto di 50 mm chiuso su se stesso. Dalle foto si vedono vagamente i segni delle giunture orizzontali fra questi pezzi di nastro. A questo punto si rifascia tutto un'altra volta con il nastro di carta. Si fa un primo giro stringendo un po', poi altri due o tre stringendo bene, molto forte. In questa fase capita che la resina in eccesso fuoriesca dalle estremità della fasciatura. Che è un bene in quanto è tutto materiale inutile.

Si lascia indurire un paio di giorni e poi, con trepidazione, si toglie la fasciatura.
Il nastro da elettricista non ha fatto aderire la resina e quindi l'operazione è abbastanza agevole. Di solito cerco di togliere in nastro di carta procedendo al contrario rispetto alla fase di fasciatura ma non è semplice. In alternativa, taglio con taglierino, facendo attenzione a non arrivare alla superficie del carbonio per non rovinarla. Si ottiene questo:

IMG_20160712_182228

IMG_20160712_182400

IMG_20160712_182920

Come si vede, la superficie non è perfetta ma il risultato è accettabile, credo.
Le fasi successive sono quello rendere liscia la superfici tramite la levigatrice palmare o la semplice cartavetra. Si comincia con la 120, poi si va alla 240 e poi alla 400. Dalla 240 in poi di solito uso l'acqua, bagnando il foglio di cartavetra. La levigatura diventa più facile e la finitura già quasi subito liscia. Quando vedete che l'acqua si colora di nero fermatevi che siete arrivati alla fibra di carbonio.

Ora mi fermo anche io, spiegherò poi come rendere decente la finitura e le altre operazioni eseguite sul telaio. Ovviamente se la cosa può interessare.

Edited by markciccio - 1/8/2016, 14:36
 
Top
view post Posted on 1/8/2016, 12:40     +1   -1
Avatar

Fondatore del forum e bent-appassionato

Group:
Fan
Posts:
4,161
Mi piace:
+435
Location:
Torino

Status:


ti prego, non ti fermare

è sempre affascinante scoprire comunanze e nuovi spunti nelle realizzazioni altrui

... e grazie per trovare il tempo per condividere!
 
Web  Top
view post Posted on 1/8/2016, 13:42     +1   -1
Avatar

Advanced Member

Group:
Administrator
Posts:
6,520
Mi piace:
+210
Location:
ROMA

Status:


Grazie Marco, ottimo tutorial più che semplice descrizione d'un procedimento.
Già solo per la forcella anteriore ci sono un mare di spunti, d'idee ontre che di pure genialate.
Sarà pure banale e scontato, ma ne sai una più del diavolo. :)
 
Top
view post Posted on 1/8/2016, 13:54     +1   -1

Advanced Member

Group:
Moderator
Posts:
2,710
Mi piace:
+91

Status:


pensavo che l'insacchettatura sotto vuoto fosse imprescindibile e invece......
Il pennello ha un tipo particolare di setole o uno qualunque va bene? Immagino che sia monouso.
 
Top
markciccio
view post Posted on 1/8/2016, 14:17     +1   -1




@recumbent: abbiamo molto in comune, l'avevo ovviamente letto il tuo tutorial, le procedure sono molto simili, più che altro io cerco di fare meno fatica possibile, semplificando al massimo le procedure. Non ho nemmeno fatto una vera dima...

@ bitzo: Ne parlavo anche con Alberto. Secondo me il sottovuoto è utile ma non è sempre la migliore soluzione, specie per gli hobbisti come noi. Con il semplice nastro di carta (con cui si riesce a tirare parecchio) si fa una pressione notevole sulla superfice, specie se si fanno diversi giri. Il sottovuoto crea una depressione ma se la pressione atmosferica è 1 bar, la pressione sarà di 1 bar! A meno di non avere una autoclave, dove si può andare su di parecchi bar e allora cambia tutto.
Un po' di nastro adesivo, stando attenti a non tagliarlo quando lo tiri o a non fare pieghe strane e si riesce a compattare le fibre con una ottima resistenza finale, almeno da quello che ho potuto capire e valutare.
Pennello economicissimo, tanto va quasi sempre buttato.
 
Top
Thunderbolt II
view post Posted on 1/8/2016, 16:00     +1   -1




Marco è la dimostrazione che vale più un cucchiaio di pratica che un otre di grammatica!!! ;) in merito alle costruzioni casalinghe l'uso del vuoto è una chimera... molto più valido è l'uso dei nastri compattanti termoretraibili (di cui marco ha realizzato un ottimo surrogato casalingo) Purtroppo il rivenditore di materiali che ha usato Marco pur essendo fornitissimo e con prezzi accettabili non tratta questo tipo di materiali...
 
Top
view post Posted on 1/8/2016, 16:19     +1   -1
Avatar

Member

Group:
Fan
Posts:
624
Mi piace:
+48

Status:


Fare i 51 km/h di media per 1 km con un mezzo a pedali è una cosa che mi potrebbe riuscire (forse) con vento a favore e discesa al 21%. ;)
Non vorrei essere OT ma ti ricordi per caso quanto riuscivi a fare con la Fuji in condizioni simili?
Inoltre, se riesci, documenta tutto perché i tuoi post sono sempre una miniera di interessantissime informazioni!! Grazie!!
 
Top
markciccio
view post Posted on 1/8/2016, 16:42     +1   +1   -1




Con la Fuji? 43-45 all'ora, in posizione completamente aerodinamica che dopo quel singolo chilometro non riesco più a rialzarmi. Dopo i 35 c'è un muro di differenza. C'è quel muro aerodinamico che conosciamo tutti.


Passo allora a descrivere un pezzo del lavoro sul telaio. L’idea è anche qui di fare meno modifiche possibile.

Tengo il tubo trasversale così come è e mi metto a tagliare il tubo superiore all’altezza del tubo sterzo, da una parte e del cannotto reggisella dall’altro. Taglio i foderi posteriori obliqui dal cannotto reggisella ai forcellini posteriori. Taglio il tubo verticale poco sopra il deragliatore. Compero una forcella in carbonio. E ottengo questo puzzle:

2016_06_26_12_47_06

L’operazione più “strana” e che mi ha dato più da pensare è stato lo spostare i gruppo dei foderi posteriori orizzontali + movimento centrale, all’anteriore. Obbligatorio se si vuole fare una TD MBB, è lì l'essenza stessa della bici. Questo gruppo, in pratica, come sulla “V”, sfrutta lo sgancio rapido originale. Questo ha il doppio compito di bloccare la ruota alla forcella+ di bloccare i foderi. Per fare questo ho dovuto smussare leggermente i forcellini sia di forcella che dei foderi in modo che avessero un accoppiamento piatto. Così i foderi orizzontali possono ruotare intorno al perno fornito dallo sgancio rapido, rendendo quindi il sistema regolabile. Spero che dalla foto si capisca. In sostanza il perno dello sgancio rapido rende smontabile tutto il sistema di bloccaggio anteriore:

2016_06_26_12_47_12

Il tubo obliquo, da solo, è insufficiente a reggere tutto il peso del ciclista e quindi decido di raddoppiarlo utilizzanti l’ex tubo orizzontale:

IMG_20160702_160957

Spettacolare il peso di questi tubi, quasi irreale. Solo dopo averli tagliati in pezzi singoli ci si rende conto della perfezione, leggerezza e eccezionali caratteristiche di resistenza di certi componenti.

C’è però un problema. Manca un tubo che collega lo sterzo al movimento centrale, che adesso è tutt’altro che centrale, anzi è lì davanti. E deve essere regolabile, altrimenti questa bicicletta la posso usare solo io.
Ci viene in aiuto lo snodo di un reggi manubrio regolabile che avevo acquistato perché pensavo di usarlo come reggi manubrio regolabile (strano!).

IMG_20160701_211853

Tutto ok ma in teoria occorrerebbero due snodi, uno sul movimento centrale, uno in prossimità dell’asse manubrio. Troppa roba. Faccio allora un tentativo. Ne metto uno solo, in questa maniera:

IMG_20160702_200124

IMG_20160702_200129

IMG_20160702_161326

In pratica:
Sfrutto uno spezzone di attacco manubrio che avevo, il tubo reggisella e il cannotto reggisella della Fuji (che rende telescopico il sistema) e lo snodo di cui sopra. Essendo il sistema telescopico e posizionato più o meno sulla tangente alla circonferenza descritta dalla rotazione del fodero orizzontale, il sistema funziona con un solo snodo, senza forzare sull’asse dello sterzo o su altri componenti, all'interno un un range ristretto di regolazione. In sostanza, con un po’ di magheggi, il “boom” è regolabile per circa 10 cm sulla lunghezza, che consente l’uso della bicicletta a chi è alto da 1.90m fino a 1.75-80 (Alessandro è 1.83 per cui ci siamo). Eventualmente si potrebbe spostare pure il sedile ma quello lo volevo lasciare fisso, per evitare di fare piastre regolatrici troppo pesanti e complicate.

Dalle foto si vedono i vari componenti, incollati con la solita resina miscelata. In seguito verrà ovviamente il tutto rifinito e fasciato.
L’anteriore quindi è definito (manubrio a parte, di cui accennerò in seguito).

Veniamo al posteriore.
Al posteriore va la forcella comprata extra di cui sopra. Cerco di sfruttare quello che ho e quindi pratico un foro del diametro dello stelo della forcella nel tubo “ex” orizzontale, ora obliquo. Così:

IMG_20160702_160944

E ce lo infilo.
Mi avanza un gruppo con i foderi posteriori obliqui, li taglio per stringerli. Infatti erano sulla ruota posteriore con larghezza 135 mm, ora vanno su quella anteriore con larghezza 100 mm:

IMG_20160702_161029

A ‘sto punto mi serve un tubo che chiude la struttura posteriore. Prendo un tubo 22x2 in alluminio, lo piego più o meno con la stessa curva di un eventuale sedile e lo infilo in un foro apposito:

IMG_20160702_163956

Dall’altra parte creo una sede per la parte posteriore dello stesso tubo:

IMG_20160702_163953

La struttura è chiusa!

IMG_20160702_170856

Mio nipote Matteo, che potete vedere sullo sfondo, è scettico...
Abbi fede!
 
Top
679 replies since 31/7/2016, 12:14   46293 views
  Share