Tramite un conoscente tempo fa mi imbattei in un serio studio documentato che dimostrava come il ciclista, anche senza mascherina, respira meno inquinanti dell'automobilista. I meccanismi che causano questo fatto sono due: l'accumulo degli inquinanti in basso (la bocca di un ciclista, ahimè esclusi i reclinati, sta più in alto delle prese d'aerazione delle auto), e il fatto che nell'auto si verifica un accumulo di queste sostanze anche se si tenta di aerare più possibile. Ovviamente il fatto che il ciclista ventila di più (fraintendibile
) depone a sfavore, ma qui passo alla seconda parte.
Quando abbandonai la moto (lo confesso, per motivi famigliari, non per convinzione) inizialmente decisi che avrei usato un po' di più la bici, ma non certo per andare al lavoro: dei 5 km che devo fare (pur pochi), poco più di 2 sono in salita, all'andata, su pendenze medie del 6-8%. Non era pensabile presentarsi in ufficio con l'aroma di caprone inzuppato, o fare una doccia dopo l'arrivo ogni mattina, e con la mia scarsa prestanza fisica ci avrei messo 25 minuti. Poi ho avuto l'occasione di raccattare una bici elettrica, scartata da un parente che credeva di usarla come un Ciao: era una cinesata con rapporto fisso pure cortissimo (riuscivo a pedalare attivamente solo in salita) ma scoprii presto che ci potevo fare il tragitto casa-lavoro in 15 minuti, contro gli 8-13 (a seconda del traffico) impiegati con la scatola fumante. Mi sono documentato e ho messo insieme la cavalcatura ideale, legalissima, cui ne sono seguite altre alla ricerca di ottimizzazioni successive per commuting e/o divertimento. Il tempo di viaggio in salita era sceso a 13-14 minuti, con punte di 12 e mezzo arrivando sudato. Il punto cruciale è che, anche se molti partono subito col preconcetto che se c'è un motore allora è un ciclomotore, l'ausilio elettrico fa le seguenti cose:
- estende l'utilizzabilità dei velocipedi a percorsi eterogenei e a utenti eterogenei
- con un consumo energetico, fatta l'equivalenza con il succo di dinosauro (complimenti per la definizione!), di 350-450 km/litro, e con la delocalizzazione delle emissioni, ha un impatto ambientale microscopico
- riduce le esigenze di ventilazione, riducendo quindi la dose di veleni inalata laddove ce n'è particolare concentrazione
- non impedisce attività fisica (i pedali non sono lì solo per bellezza!) ma permette di tenere uno sforzo costante ed eventualmente ridurlo o annullarlo quando serve, per esempio dietro a un camion-ciminiera o poco prima dell'arrivo così da arrivare asciutti.
Chi si stupiva che circolassi anche in inverno rischiava l'invito alla defecazione, con la risposta che chi va a sciare si trova a temperature simili e velocità simili, basta l'abbigliamento giusto.
Quello che purtroppo non ho mai potuto contestare, però, è che quando piove, anche se ci si attrezza, è scomodo e un po' si finisce per bagnarsi comunque, e che la lobby degli automobilisti è più forte, più numerosa e poco rispettosa dei ciclisti (del resto la maggioranza dei ciclisti fa di tutto per farsi odiare o per mettersi in pericolo).
Riguardo alla pioggia, cabinare efficacemente un veicolo a due ruote si scontra con il problema dell'eventuale vento di traverso. Su 3 o 4 ruote, il peso aggiuntivo si può compensare col motore ausiliario, ma occorre sempre, oltre a pensare al vento, rendere il veicolo convincente anche dal punto di vista estetico, se si vuole appunto convincere la gente.
Infine c'è sempre da scontrarsi con il ragionamento secondo cui il prezzo deve essere proporzionale alle velocità a cui si può correre, e qui le opere di convincimento si schiantano contro l'ultimo muro.
Scusate gli off-topic, ma ho notato che anche lungo la discussione sono stati toccati diversi argomenti legati a quello principale.