Il grande pozzi, ... un post un po' lungo

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sdraio a pedali
view post Posted on 28/3/2012, 17:02     +1   -1




Mi sono scoperto a rileggere questo vecchio racconto di Benni, questa volta con occhio meno obiettivo visto che ai tempi la bicicletta non sapevo quasi cosa fosse, e la sua comicità surreale che fa il verso a tutte le chiacchiere da bar mi ha rapito forse più oggi che allora, nonostante nel frattempo abbia preso una certa confidenza con l'autore

Per chi ha voglia di arrivare in fondo, buona lettura. Per chi non ne ha, buona lettura lo stesso...

IL GRANDE POZZI (Bar Sport, Feltrinelli)

Quell'anno il grande Pozzi aveva vinto quasi tutto, insomma non aveva più avversari. A volte pedalava con una gamba sola, a volte per divertirsi saltava giù di sella, si nascondeva dietro un albero, poi quando passava Bartoli saltava sulla ruota di dietro e si faceva portare per molti chilometri, poi cacciava giù Bartoli dalla bicicletta e arrivava da solo al traguardo. Vinse il giro d'Italia,quello di Francia, del Belgio, di Spagna, la Milano-Leningrado, ilgiro dei Vosgi e altre chicche. Finché un giorno venne a sapere chec'era un giro di Germania, e si iscrisse.Al giro di Germania c'era anche il famoso Girardoux. Era alto più didue metri, con un culo enorme, tanto che al posto del sellino avevauna sedia da barbiere. Era completamente calvo, all'infuori di unafolta capigliatura rossa che teneva annodata in trecce legate con filospinato. Aveva anche due baffi dritti, orizzontali, durissimi e prensili, con i quali infilzava e si metteva in bocca il cibo mentrecorreva. Mangiava una zuppa tipica della sua regione, l'Artois, a basedi metano e cappone lesso, e faceva dei rutti spaventosi all'indietrofacendo cadere chi lo inseguiva. Aveva anche due piedi enormi; tuttele volte che stava per attaccare si gonfiavano ed emettevano unsinistro suono di carillon. Allora Girardoux inarcava la schiena e conquattro pedalate scompariva sui tornanti: la sua potenza era tale chespesso doveva frenare in salita per non uscire di strada. La macchinadella casa, che era la Bouillabaisse Balboux, o qualcosa del genere,non riusciva mai a tenergli dietro. Quindi, quando forava, Girardouxdava un colpo di reni e proseguiva solo sulla ruota di dietro. Unavolta forò tutte e due le gomme e vinse egualmente saltando sul mozzodel cannone come su un cangurino.Quando Pozzi seppe che c'era anche Girardoux, disse una frase storica,«Adesso si vedrà», poi prese una pompa di bicicletta e ci fece unnodo. Quando Girardoux lo venne a sapere, disse: «Ah, sì?», e preseuna pompa di bicicletta e ci fece tre nodi. Allora Pozzi disse: «Così,eh?», prese due pompe di bicicletta e ci fece una griglia rustica.Allora Girardoux disse: «Così, uh?», prese quattro pompe di biciclettae ci fece un ritratto di profilo di D'Annunzio, per la verità nonmolto somigliante. Allora Pozzi prese il meccanico di Girardoux e cifece una pompa di bicicletta. Allora Girardoux prese il meccanico diPozzi, che però era molto furbo e non solo non fu neanche toccato, mariuscì anche a vendergli per tre milioni una casa decrepita a MilanoMarittima. I giornali montarono subito la faccenda, e subito qualcuno parlò di rivalità.L'attesa dello scontro diventò frenetica. Pozzi prese nella suasquadra, la Zamponi, due gregari fortissimi, i fratelli Panozzo, cheoltre a pedalare fortissimo erano eccellenti portatori d'acqua.Oltretutto, uno dei due sapeva fare dei cocktail stupendi, e l'altroera famoso perché una volta, sullo Stelvio, aveva preparato unacarbonara per otto ai compagni di fuga senza smettere di pedalare. Poic'era un certo Zuffoli, laureato in medicina, che faceva i massaggi eoperava d'appendicite senza scendere di bicicletta, e oltretutto aveva
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inventato una «bomba» formidabile, di cui però non conosceva glieffetti collaterali. Infatti, durante una tappa di pianura cominciò acoprirsi di aculei e fu abbattuto a fucilate mentre cercava dimangiare un telecronista belga. Nella squadra c'era anche Sambovazzi,quello che tirava le volate e i mattoni in testa a chi fuggiva. Poic'era Borzignon, che era un veneto molto buono che aveva il compito di pregare. Poi c'era Frosio che aveva una bellissima voce e quandoc'erano le tappe di montagna e gli spagnoli fuggivano, emetteva acuti provocando rovinose valanghe. Fu uno dei gregari migliori, fin quandogli spagnoli non cominciarono a attaccare ai thermos dei San Bernardo.Girardoux aveva anche lui una squadra coi fiocchi: tutti ciclisti altidue metri e con i baffi: per allenarsi facevano le gare conl'ascensore all'Hôtel Vienna di Berlino, dove erano alloggiatiall'ultimo piano, negli appartamenti reali, e facevano una bellaimpressione entrando tutti e dodici in bicicletta e frac lungo loscalone della sala da pranzo Toscanowsky.Girardoux era un atleta molto diverso da Pozzi. Pozzi non beveva e nonfumava, Girardoux fumava novanta sigari al giorno e beveva come untombino. Pozzi era morigerato e andava a letto ogni sera alle nove.Girardoux aveva sei amanti, una spagnola, due sorelle russe, unacubana, una peruviana e una zingara bellissima che aveva rapitodurante una cronometro in Ungheria. Andava sempre a letto dopo le tre,e si presentava la mattina alla tappa con delle clamorose vestaglie diseta arancio e lilla bevendo pernod. A volte dormiva un'oretta nei primi chilometri, in un'amaca tesa tra le biciclette di due gregari. Avolte partiva solo a mezzogiorno e dopo dieci minuti era già colgruppo. Pozzi era modesto e semplice; Girardoux suonava ottostrumenti, sapeva battere a macchina e fare il verso del ricciosorpreso a rubare. Ma tutti e due avevano un fisico e una forzatremendi: Pozzi poteva restare due giorni senza respirare e gonfiareuno Zeppelin senza tirare il fiato. Il cuore di Girardoux batteva trevolte al giorno, a mezzogiorno, alle sei e alle nove, e i polmonitenevano di listino fino a ottomila litri.Il giorno della partenza, a Berlino, c'erano più di tre milioni di persone. Il Kaiser in persona venne alla punzonatura, entrò nel boxdella squadra italiana, volle vedere la bicicletta di Pozzi e rimasecon un dito tra i raggi. Poi andò nel box francese e parlò mezz'ora intedesco con Girardoux, che però parlava solo francese e disse dellecose insignificanti.Quando Pozzi e Girardoux si videro sulla linea del traguardo, dapprimasi ignorarono. Poi Pozzi inspirò profondamente e da venticinque metrisoffiò e fece volare il berrettino di Girardoux fino in tribunad'onore. Allora Girardoux soffiò a sua volta e sbatté Borzignon, duemeccanici e l'ammiraglia della Zamponi contro il muro di una casa aduecento metri. Subito accorsero i soldati che misero due tappi dadamigiana in bocca ai rivali che si fronteggiavano minacciosamente.Alle nove, si partì. La prima tappa portava da Berlino a Viennaattraverso tutti i Carpazi, e misurava milleduecentotto chilometri.Dato che c'erano Pozzi e Girardoux, infatti, gli organizzatori avevano predisposto un giro tremendo e pieno di insidie. Subito allo sparod'avvio Pozzi scattò e Girardoux si attaccò dietro, pulendosi il naso
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nel didietro della maglietta dell'italiano per provocarlo.Alle porte di Berlino avevano già nove minuti e trenta secondi sulgruppo, guidato dal tedesco Krupfen che correva vestito da vichingo.Vicino a Francoforte, Pozzi e Girardoux trovarono un passaggio alivello chiuso, ma lo sfondarono e tirarono dritto. Poco dopo giunseKrupfen che fu investito dal Milano-Brennero e finì in un vagone diemigranti italiani, dove conobbe una napoletana che sposò e con cuimise su una pizzeria tipica ad Amburgo. Nel gruppo, italiani efrancesi cominciarono subito a tirarsi degli schiaffi: a Düsseldorf Pozzi vinse il traguardo volante. I due attaccarono i Carpazi:Girardoux mise su un 54 X 452, cioè un rapporto con cui facevaduecento metri a pedalata; Pozzi mise su un 56 x 462, daduecentocinquanta metri al colpo. Girardoux mise su uno 0,8 allafrancese, per cui ogni pedalata corrispondeva a un giro completoturistico di Pigalle. Pozzi mise su un 48 liscio, cioè un motorinodella Morini.A quota 3450 metri cominciò a nevicare, e due fulmini colpirono ilmanubrio di Pozzi, che si fuse. Pozzi proseguì senza mani, maGirardoux lo staccò subito di sei secondi. A 5800 metri la stradafranò, ma il francese senza esitare si arrampicò sul ghiacciaio. A7000 metri c'erano sei metri di neve, ma Girardoux continuò a salire benché il freddo fosse ormai insopportabile. Pozzi strozzò due lupi esi fece un tre quarti e un colbacco, ma mentre stava per raggiungereil rivale precipitò in un crepaccio pieno di bicchieri di carta etovagliolini di picnic usati.Girardoux ridendo beffardamente arrivò in cima alla montagna e si buttò giù da ottomila metri con la bicicletta, arrivando leggero comeuna piuma sulla punta dei piedi. Ma nell'ebbrezza del trionfo si erasbagliato e si era buttato giù dal versante russo invece che da quello bulgaro, e quindi dovette tornare su e rifare tutto il giro. Intantoarrivò Borzignon e trovò Pozzi che, impazzito, si lanciava pedalandocontro le pareti del crepaccio; Borzignon si stracciò la maglietta, nefece una corda e tirò su Pozzi. Pozzi e Girardoux si trovarono insiemein cima e si buttarono insieme: ma Girardoux era più pesante e vinse per un secondo. Terzo arrivò Borzignon in mutande. Quarto dovevaarrivare il francese Pellier che però sbagliò il salto e si schiantòsul tetto di una funivia. A tre ore e ventisei minuti arrivò unavalanga di neve: dentro c'era il gruppo con quarantatré corridori, unorso e tre maestri di sci.Quella notte nel clan francese ci fu una grande festa, e Girardouxoffrì champagne a tutti. I giornali francesi uscirono in edizionestraordinaria e Girardoux fu chiamato «La bestia umana» «Lo stambeccodell'Artois» «Il fulmine della montagna» «La ruspa transalpina»«L'anatrona dei Pirenei». Pozzi invece andò a letto senza lavarsi identi, meditando furibondo la vendetta.La mattina dopo ci fu la seconda tappa, detta «il diagonalone»,seimilatrecento chilometri d'autostrada da Lisbona a Leningrado. Ilgruppo rimase compatto fino ai milletrecento chilometri: poi,all'autogrill Pavesi, Borzignon chiese di poter andare un po' avanti per salutare i suoi a Cattolica. Pozzi e Girardoux diedero il permessoe Borzignon partì come un ossesso. Pochi minuti dopo nel gruppo



cominciò a circolare la voce che Borzignon era di Pordenone. Pozziurlò «Traditore!» e si lanciò all'inseguimento. Borzignon aveva giàdue ore e mezzo di vantaggio, ma in poche pedalate fu ripreso: venneammonito e picchiato.Allora Girardoux cominciò a fare una gara tattica. Disse: «Beh, iovado a fare un giretto», e uscì a Rimini nord. Pozzi, preoccupatissimo,glisi pose alle calcagna.Girardoux,tranquillissimo, comprò un gelato e si mise a passeggiare sullungomare. Pozzi e tre gregari lo seguirono pedalando sulla spiaggia.Poi Girardoux fece il bagno in moscone. Nel clan italiano tutti eranomolto preoccupati per la mossa del francese. Girardoux fece sei partite a flipper, comprò alcune cartoline e andò a vedere i delfini.Uno dei Panozzo lo seguì strisciando sul bordo della piscina, undelfino saltò e ne fece un boccone. Alle otto e mezzo di sera ilgruppo era a settecento chilometri di distanza, ma Girardoux non davasegni di impazienza. Pozzi invece era nervosissimo e ogni tantosbuffava aprendo larghe voragini sulla strada. Alle dieci Girardoux si presentò al Mocambo e invitò a ballare una tedesca. Pozzi, nascostodietro una palma, lo sorvegliava. Ballarono a lungo, poi Girardouxtentò uno stricco e prese una sberla. Allora invitò un'altra tedesca.Ballarono fino a mezzanotte. Il gruppo intanto era a trenta chilometridal traguardo. A mezzanotte e mezzo Girardoux e la tedescacominciarono a fare i gustini e Borzignon mugolò, eccitatissimo.All'una i due uscirono teneramente allacciati e si diressero versol'albergo Mareverde. Pozzi li seguì e li vide entrare in camera mentrea Lisbona il gruppo entrava sulla dirittura d'arrivo. Girardoux silevò la maglietta e il berrettino: poi, mentre la tedesca andava in bagno, si tolse i pantaloni: si guardò un momento intorno e fulmineotrasse di tasca una bicicletta e partì come un fulmine dalla finestra.Pozzi urlò «Maledetto!», e si lanciò all'inseguimento.In pochi secondi, testa a testa, percorsero gli ottocento chilometrid'autostrada lasciando dietro di sé un sibilo acutissimo e un forteodore di polvere da sparo, e piombarono sul gruppo a duecento metridall'arrivo. A questo punto nello stomaco di Girardoux il grandesforzo e il gelato riminese diedero luogo a una improvvisa reazionechimica; dalla bocca del francese uscì una colonna di fumo altatrentanove metri profumata al pistacchio, ed egli impallidì e si fermòa vomitare a due metri dal traguardo: Pozzi vinse con due secondi divantaggio, e prese la maglia rosa. Girardoux crollò di schiantotagliando il traguardo con la lingua, che si era gonfiata fino araggiungere le dimensioni di un materasso.Quella notte nel clan italiano ci fu una gran festa, e Pozzi offrìchampagne a tutti. I giornali francesi uscirono in edizionestraordinaria e Pozzi fu chiamato «L'aquila delle pianure», «Il falcoda casello a casello», «L'angelo delle autostrade» e «L'esperta pantera». Nel clan francese ci furono quattro suicidi e due casi diasiatica. Il vecchio meccanico Rougeon, di ottantasette anni, che daottantadue anni montava le biciclette della équipe transalpina, siavvicinò a Girardoux col viso stanco e rugoso solcato da grosselacrime, e con la voce tremante per la commozione gli mise una manosulla spalla, disse «Oh, Girou», e gli piantò un cacciavite multiplo
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tra gli occhi.Il vecchio patron Biroux radunò il suo staff e fu studiato un pianodiabolico per la notte. Si sapeva che Pozzi era molto morigerato, mache sotto sotto gli piacevano moltissimo due cose: le donne strabichee i rusticani acerbi. Durante la notte sarebbe stata mandata nellacamera di Pozzi una ballerina delle Folies Bergère, la famosa Isabellela Strabique, con un canestro di rusticani. Pozzi sarebbe senz'altrostato stroncato dall'amore e da una colica. Il piano fu senz'altroapprovato. Venne chiamata Isabelle la Strabique, che era una bellissima donna dai capelli rossi, figlia di una zingara polacca e diun concessionario Alfa Romeo di Mâcon. Era tanto strabica che la pallina nera, dall'occhio destro, si era spostata nel globo sinistro,e viceversa, cosicché aveva gli occhi perfettamente normali. Ma Pozzi,che era un intenditore non si sarebbe fatto certamente ingannare dalleapparenze. Isabelle venne davanti al patron, fece una bellissima danzazingara e chiese cosa si voleva da lei. Il patron glielo spiegò eIsabelle disse che lo avrebbe fatto volentieri per la Francia e per sei milioni. Nel dire ciò, spostò la pallina nera dal destro alsinistro e viceversa. Infatti quando parlava di soldi aveva spesso diquesti strani fenomeni. Talvolta tutte e due le pupille finivano nellostesso occhio e sull'altro non restava che il bianco, oppure comparivauna pubblicità della soda Perrier.Il gregario Barzac andò a rubare un canestro di rusticani acerbissimida un contadino che lo impallinò a sale. Isabelle partì, vestita dacontadinella col canestrino, e Girardoux tutto soddisfatto tornò nellasua camera.Ma, sorpresa delle sorprese, il clan italiano non era rimasto con lemani in mano, e nella camera Girardoux trovò una negra con la testa a pera e un cesto di bomboloni, le uniche due cose a cui non sapevaresistere. E subito si diede a un'orgia sfrenata. I compagni sentironoun rumore infernale provenire dalla camera del campione, ma pensaronoche fosse un attacco di pavus nocturnus, a cui egli era soggetto, e siaddormentarono.Intanto Isabelle si palesò davanti alla camera di Pozzi, dove stavanodi guardia Borzignon e Panozzo, e li stroncò con due colpi di kung-fu,di cui era esperta. Indi si presentò in tutta la sua bellezza a Pozzi,che stava dormendo abbracciato a un orsacchiotto di pezza alto duemetri, che era il suo giocattolo preferito fin dalla tenera infanzia.Pozzi si svegliò e i suoi occhi ebbero un bagliore: si avventò suirusticani e solo sei ore dopo, sazio, si abbandonò sul letto fumandouna sigaretta.La mattina dopo Girardoux si presentò alla partenza coperto di cremafino alla testa, e con le narici completamente otturate dallozucchero. Pozzi invece fu legato alla bicicletta con quattro tiranti perché non stava nemmeno in piedi per i dolori alla pancia. La tappaera di tremila chilometri, e comprendeva tra l'altro la Maiella, leAnde, il Mac Kinley, il ghiacciaio dello Jungfrau, l'attraversamentodel Gobi e un esame di cultura generale.Pozzi e Girardoux ai mille chilometri avevano sei giorni disvantaggio: ai duemila un mese e mezzo. Borzignon arrivò a New York primo, salutato da dieci milioni di persone entusiaste, vinse la tappa
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e il giro.Pozzi e Girardoux non arrivarono quell'anno, né quello dopo. Il terzoanno il cronometrista disse: «Vado a dire a casa che tardo», e sparì.I giornali ne parlarono per un po'. Qualcuno disse che i due avevanosbagliato strada, ed erano precipitati in un burrone vicino a Mosca.Altri ancora che avevano messo su una discoteca sulle montagneAbruzzesi ed erano falliti. Altri dissero che Pozzi era fuggito inAmerica e viveva nelle fogne dove aveva fondato una setta segretaVoodo, e due portoricani asserirono di averlo visto apparireinvecchiato e con una lunga barba, da un water di Manhattan. Girardouxinvece aveva cambiato sesso a Casablanca ed era diventato una santa.Dopo qualche anno, però, nessuno si ricordò più di loro.Solo il vecchio meccanico di Girardoux, Rougeon, aspettò seduto sul bordo della strada altri nove anni il suo pupillo col cacciavitemultiplo in mano, mirabile esempio di fedeltà. Dieci anni fa su quel punto della strada fu costruito un palazzo residenziale di nove piani.Dopo lunghe consultazioni, si decise di lasciare Rougeon al suo posto,e infatti, fino a tre anni fa, chi voleva vedere il meccanico diGirardoux, poteva andare al pianterreno del palazzo dove, protetto dauna griglia di vetro, c'erano tre metri quadrati della vecchia stradae Rougeon seduto su un pilastrino. Finché, appunto tre anni fa, unamattina alle 8,30 Rougeon disse: «Beh, adesso mi sono rotto icoglioni», si alzò e se ne andò. Appena fuori dal palazzo finì sottoun autobus. Aveva cento quattordici anni.Uomini così non ce ne sono più. E neanche come Pozzi e Girardoux. Diosa dove sono

 
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view post Posted on 29/3/2012, 07:20     +1   -1
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Che raccolta infinita di cacchiate! :lol: Una fantasia illimitata.
L'affermazione più vera? E' stata quella che "uomini così non ce ne sono più". ;)
Pagine inventate di un ciclismo d'altri tempi dove, fra le roboanti facezie, secondo me si nasconde un nostalgica e sottile verità.
 
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