| Penso che Previtali non se ne avrà a male se copio e incollo questo suo pensiero:
Noi "reclinati" eravamo in disparte nella zona della parabolica, un po’ scalcagnati e un po’ organizzati soltanto a metà. Il punto è che forse a noi con queste bici strane e con le nostre tenute non-atletiche e non-ortodosse piace stare fra di noi. Tranquilli. Ci siamo ritrovati a Monza ieri e a Monza nella notte si era appena corsa la 12H a squadre, a noi lì non ci hanno voluto. Paura, eh? Giusto. Poi in mattinata c’è stata un’ altra gara di bici U23 in mezzo a mille altre cose: dimostrazioni di rollerblade, automobiline radiocomandate, judo, cani da soccorso, Jeep fuoristrada, ginnastica ritmica, equitazione, tiro con l’arco, prove delle Ferrari touring nuove e d’epoca, giri in pista delle vecchie Classe N del mondiale Rally. C’erano vacanzieri, curiosi, sportivi, appassionati di F1 in pellegrinaggio, umanità varia, era una bella festa. Poi alle 16.00 è toccato alla nostra gara e siamo usciti dal parcheggio della parabolica, il più lontano dal cuore della festa e siamo entrati in pista. C’era un po’ di tutto, dalle cargo bike alle reclinate, c’erano i trike che sono delle bici a tre ruote e anche le semi carenate. E poi i velomobili. I velomobili sono delle bici con una aerodinamica esasperata, i ciclisti (anche io sono ciclista, néh) un po’ le snobbano. Un po’ le deridono. E un po’ ne sono attratti, soprattutto quando li sorpassi (lì, al momento appena li hai passati si consolano tra di loro con la frase “sì ma quello ha il motore elettrico”, mentono sapendo di mentire). Le snobbano le velomobile perché le pensano ibride. Bastarde. Ne sono attratti perché sono bici iper-tecnologiche in carbonio che sul circuito di Monza girano a più di 60Km/h di media, senza scia. Esatto, 60. E poi diciamolo: tutti quelli che vanno più veloci di te a pedali, se sei un ciclista, almeno un pochino ti stanno sulle balle. Quando i ciclisti vedono passare le velomobili in pista riconoscono il rumore del carbonio, è lo stesso delle ruote lenticolari però amplificato dalla carena che fa da cassa di risonanza. Vuoooom. I ciclisti guardano le velomobli sospettosi ma incuriositi. Insomma, quello che hanno con le velomobili è un rapporto di amore e odio. Io me la rido abbastanza e faccio tutte e due le cose, bici e velomobile. Due domeniche fa ho gareggiato in una crono di 20 km secchi su strada, una fucilata; domenica scorsa la frazione ciclistica di una gara sulla distanza Ironman a Venezia (180km in 4h28’, non siamo mica andati piano); e ieri a Monza 90’ minuti in pista. La gara non è andata come speravo nel senso che sono stato un po’ sfigato, però ad analizzare i tempi sono andato bene lo stesso. Al terzo giro dei 90’ minuti in programma mentre ero in testa con altri due la mia catena si è aggrovigliata sulle pedivelle e ho dovuto fermarmi, scendere, darmi da fare con la meccanica, con le mani e con le bestemmie per rimettere a posto tutto. Fino a quel momento io e gli altri due viaggiavamo a 60 km/h di media, un po’ forte vista la temperatura ma il mio cardio diceva che si poteva fare e poi io quei due lì (un francese e un olandese) non li volevo mica mollare. Dopo 12 minuti ho risolto il problema meccanico, sono rientrato nella velomobile (nelle velomobili non si sale, si entra) e sono ripartito senza pensare a niente. Ho ricominciato a recuperare, rimontare tutto lo svantaggio era impossibile, perché avevo perso due giri interi, ma recuperare su tutti gli altri sì, quello si poteva. Anzi, si doveva, quindi ho resettato i miei obiettivi e mi sono messo sotto con impegno, dove arrivavi arrivavo. Dopo tanti allenamenti ero alla prima gara con la velomobile e volevo vedere a che punto stavo rispetto agli altri stranieri, che si capiva che quelli che c'erano andavano forte. Uno dei primi due qualche anno fa ha spinto un’altro velomobile ancora più aerodinamico di quelli in gara a più di 112 km/h nella gara delle gare, il World Speed Challenge IHPVA a Battle Mountain, negli Stati Uniti: una striscia di asfalto di qualche chilometro su cui menare a tutta. Un sogno. Dovevo vedere come andavo rispetto a lui, vado bene. E così ieri dopo il guasto passaggio dopo passaggio ho recuperato fino a riprendere un giro anche al secondo in classifica. Poi di più non potevo fare. Il risultato è il KOM del circuito di Monza, 5’57” fatto in una gara lunga della durata di 90 minuti con una temperatura altissima, a un certo punto dentro alla veomobile pensavo di liquefarmi, infatti ho mollato un po', per non schiattare. Ho succhiato un paio di gel e ho tenuto duro. E’ stata una esperienza bellissima. Adesso ai primi di luglio in Olanda vicino ad Amsterdam c’è il Campionato Mondiale e io la #ElleErreMobile ci saremo. Faremo qualche miglioramento dell’aereodinamica, qualche allenamento mirato e poi, soprattutto, speriamo che non scenda più la catena. E che non si annodi come ieri. Propulsione Umana
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