Interessantissima discussione a cui “abbocco” con poca reticenza, con la presunzione di poter dare un minimo contributo.
Ma non sono un atleta e neanche un esperto.
Solo un appassionato con qualche background di progettazione prodotti e valutazioni ingegneristiche.
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Per onestà intellettuale, PRIMA di perdermi /perderci nei meandri del variegato mix di soluzioni che l’universo reclinato ci può offrire, QUESTO è il momento per fare alcune riflessioni che dovrebbero essere alla base delle future considerazioni / valutazioni:
• Teniamo conto che nei circuiti delle gare amatoriali di gran fondo (BDC) ci sono alla partenza alcune centinaia (tendenti al migliaio per le gare più rinomate) di atleti alla partenza, e che la maggior parte di loro sono in grado di affrontare, seppur con prestazioni molto variabili, salite di tutto rispetto. Anzi, le gran fondo che richiamano più appassionati sono proprio quelle che ripercorrono le mitiche salite rese famose dalle imprese epiche di alcuni ciclisti a tutti noti …
• Siamo onesti, complice il fatto che le reclinate sono da tempo bandite dalle competizioni ufficiali, gli appassionati bentisti che si possono VERAMENTE considerare degli “atleti” si possono contare sulla punta delle dita …
Allora dovremmo tenere in considerazione a che livello di competitività rispetto alle BDC vogliamo arrivare quando valuteremo i risultati ottenuti, perché parlare di una reclinata che almeno non sfiguri in salita verso una tradizionale BDC è un obiettivo ancora troppo aleatorio. Dobbiamo darci un target un po’ più preciso:
• Ci basta non essere superati da un ciclista sessantenne piuttosto scarso (fate attenzione ai pensionati!) ?
• O vogliamo (NDR: ci illudiamo), magari con poco allenamento, superare, grazie a qualche magica alchimia, almeno quelli che si classificano nei primi 50 di ogni rispettiva categoria?
La mia personale interpretazione è la seguente:
• Mi basterebbe fare meno fatica in salita e non bloccarmi subito al primo cavalcavia (cosa che non mi capita quando uso la BDC)
• E poi magari, nel confronto con appassionati ciclisti di ogni tipo (reclinata o BDC), ma a pari livello di preparazione atletica / sportiva, potermela giocare quasi alla pari, magari traendo vantaggio, quando possibile e realistico, dalla miglior aerodinamica dei mezzi reclinati.
Quindi niente miracoli! Non prendiamoci in giro: è il motore che conta. Il mezzo può aiutare, ma anche con la BDC del migliore dei ciclisti sportivi, se siamo delle schiappe, non otterremo “o’miracolo”. Figuriamoci in bent (che è un mezzo poco studiato ed approfondito, per quanto detto sopra).
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Cerchiamo poi di partire dai “requisiti” di massima (non dalle “soluzioni”, almeno per il momento).
Cosa vogliamo ottenere?
Ad esempio, ecco un possibile “desiderata”:
1. Velocipede con propensione sportiva (RDC – Recumbent Da Corsa)
2. Soprattutto idoneo ad ottimizzare le prestazioni in salita attraverso caratteristiche di:
a. Leggerezza
b. Rigidezza nelle zone interessata alla trasmissione della potenza della pedalata
c. Adeguatezza di sviluppi metrici e range di rapporti
d. Posizione di pedalata efficiente ed ergonomica
e. Agilità nell’affrontare curve strette
f. Guidabilità adatta anche a discese veloci (perché dopo le salite ci sono le discese!)
g. Capacità di assorbimento delle imperfezioni stradali (mix tra “giusta rigidezza” e capacità di smorzare l’energia derivante da un fondo stradale tutt’altro che perfetto)
Questi requisiti avranno ovviamente impatto su uno o più aspetti del mezzo in questione (adesso iniziamo a sfiorare le “soluzioni” con cui cercheremo di soddisfare i “requisiti”, almeno a raggrupparli logicamente); nell’ordine:
• Ergonomia generale intesa come “giusto compromesso” tra: altezza sedile, angolo schienale (eventualmente variabile “al volo”), posizione relativa del movimento centrale
• Architettura di dettaglio (intendo: TD, MBB, OSS, USS, …)
• Architettura generale (intendo: SWB, CLWB, LWB, …), in particolare l'interasse ruote
• Soluzione realizzativa del telaio (mono-tubo, reticolare, …)
• Materiali del telaio e conseguenti tecniche costruttive
• Sospensioni (eventuali)
Le variabili sono veramente molte!
In mancanza di studi particolarmente approfonditi (forse l’unico di riferimento è quell'articolo che avevo parzialmente tradotto più di 2 anni fa e che trovate
QUI oppure seguendo questo
link diretto al pdf), si rischia di sfociare nel campo delle “opinioni”, piuttosto che di essere guidati da “dati”.
Ma alcune indicazioni di massima, frutto di esperienze empiriche, fortunatamente sembrano convergere, soprattutto per l’aspetto probabilmente più importante: l’ergonomia generale.
Poi gli altri aspetti sopra elencati serviranno prevalentemente a garantire di
• Avere, appunto, una buona ergonomia generale
• Avere un mezzo efficiente che non disperda i Watt che pompiamo pedalando
• Avere un mezzo fruibile in termini di
o Maneggevolezza
o Sicurezza
o Comodità
• Avere un mezzo magari realizzabile con tecniche costruttive non esasperate, quanto più possibile alla portata dell’auto-costruttore medio
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Mi fermo qui al momento. Spero di non aver creato confusione (ma dove vuole andare a parare ?!?).
Appena potrò, proverò ad incrociare quanto scritto in questo post con alcune soluzioni riprese da Marco (che piacere riscontrare che a distanza di anni da alcune considerazioni che mi vedevano coinvolto, Marco sta ripercorrendo gli stessi ragionamenti!). Ovviamente nella speranza di CONTRIBUIRE e nella consapevolezza di non avere CERTEZZE, ma semplici OPINIONI:
A presto!
Edited by recumbent - 26/1/2016, 23:25