Campionato italiano HPV 2016

« Older   Newer »
  Share  
markciccio
view post Posted on 19/5/2016, 16:57 by: markciccio     +2   +1   -1




Copio e incollo il commento di Previtali, da Facebook, sperando che non ne abbia a male:


Entrare in un autodromo fa una sensazione strana. Alla televisione sembra tutto così vicino e a portata di mano e poi sembra tutto pianeggiante, invece non lo è. Ad entrarci dentro davvero in un autodromo, in pista, ti senti minuscolo, tutto è fuori scala, forse dipende anche dalla velocità del mezzo con cui ti muovi. Forse in auto o in moto la sensazione è diversa, in bici la sensazione non può essere che quella: sei niente. In un autodromo sembra addirittura che la gravità sia più forte e che l'aria sia più pesante, le strutture dei box sono in realtà delle palazzine alte qualche piano e le tribune sono come quelle dello stadio. Grandi. Gigantesche, enormi. E vuote, fanno impressione. Provi a immaginartele piene di gente che urla e applaude e con le bandiere che sventolano, con il rumore dei motori della Formula uno a pieni giri. Vuuoooom. Provi, ma è impossibile. C'è solo il ronzio delle biciclette e il canto degli uccellini del Parco, mezzi a motore non ce ne sono. Ieri, non ce n'erano. Ieri sono stato finalmente a Monza con la nostra velomobile. Monza è Monza e lo sapete tutti che cosa è Monza, è il Tempio della Velocità. La velomobile invece non tutti lo sanno di che cosa si tratta: è una bicicletta supertecnologica fatta per andare veloce, la nostra ElleErreMobile perlomeno è una di quelle ideate e costruite per andare veloce. Carenata, in carbonio, aerodinamica. Leggera. Veloce. A Monza, a pedali, veloce vuol dire 75 km orari. Il primo giro che ho fatto è stato di riscaldamento (un giro sono 5,79 chilometri, mica poco) e serve per capire le curve. Alla televisione sembrava tutto così chiaro e sulla carta anche, la forma del circuito di Monza è facilissima da riconoscere, la riconosco da quando ero bambino, è quella specie di pistola capovolta all'insù. Ma quando ci sei dentro per la prima volta e pedali, chi lo sa dove ti trovi, esattamente? Boh. Parti dai box e percorri tutto il circuito cercando di capire le traiettorie e l'asfalto. Quanto cavolo è lungo, il rettilineo? E' eterno e anche in leggera salita. Fai un pit-stop a quella che scoprirai essere la Variante della Roggia per mettere a punto gli ingranaggi sulle pulegge e per tendere la catena, questioni tecniche. Finisci il giro andando adagio e ne fai un altro un po' più veloce per completare il riscaldamento. Poi, finalmente, parti per un giro lanciato. Il rettilineo è in leggera salita, non bisogna esagerare nello spingere o la frequenza cardiaca schizza alle stelle. Variante Goodyear niente, non si fa, dritto. Curva a destra, lunga, è la curva Biassono, Variante della Roggia. Andando veloce ti accorgi che le curve sono leggermente paraboliche e tagliarle bene, con la velomobile, vuol dire accelerare. Prima curva di Lesmo, vai alla corda e si comincia ad andare un po' in giù, discesa, la velocità aumenta ancora, seconda curva di Lesmo acceleri ancora, esci e ti lasci andare all'esterno restando tutto a sinistra che l'asfalto è più liscio. Passi sotto al ponte, quello è l'intermedio ed il punto più veloce del circuito con la velomobile ma tu non sei lì per la velocità di punta, tu sei lì per la media sul giro, non deconcentrarti. Non esagerare. Non esagerare. Respira. Manca l'aria. Comunque butti l'occhio al contachilometri, 76km/h. Deceleri (non c'è bisogno di frenare, basta che non pedali) ti accorgi anche di quei cartelli bianchi che hai visto alla tv che indicano la staccata e che a te che pedali e non hai motore non dicono niente, tu a trecento metri stai ancora spingendo. Curva a sinistra, destra lunga, sinistra, è la variante Ascari. E stretta la pista, devi frenare un po' altrimenti vai fuori, peccato. Riacceleri e dai tutto adesso eccome che lo senti che sei in leggera discesa, l'asfalto è liscissimo. Voli. Chiudi la visiera per migliorare l'aerodinamica e guadagnare quei due o tre chilometri orari di velocità. Il rumore del tuo respiro con la visiera chiusa rimane dentro all'abitacolo e rimbalza sulle pareti di carbonio, ti senti, è una specie di rantolo che cerchi di coordinare con la pedalata, ti fai quasi paura. Cazzo fai? Sei a più di 100 pedalate al minuto, la frequenza cardiaca è quasi al massimo, sei a 171 battiti, il rapporto è il 61x11. Vorresti il 70 denti. L'80. Il 100. Il 1000. Tutto. Vorresti la coda aerodinamica e l'alettone, vorresti tu stesso tramutarti in un alettone e vorresti andare sempre più veloce. Spingi sui pedali, a tutta. La velocità continua ad aumentare, sei in prossimità della parabolica e hai quasi paura a farla senza frenare ma è larghissima e curvissima e parabolicissima, devi solo buttarti dentro, ormai lo sai come si fa. E' tutto l'inverno che ti alleni, non puoi frenare adesso. Non puoi mollare. Devi solo stare largo e poi buttarti dentro, alla corda e accelerare, e lo fai. Eccome se lo fai. E' come cavalcare un onda che frange alla tua sinistra e si chiude, è bellissimo, alla tua destra alla corda scorrono i ciclisti in scia che fanno il loro allenamento e sono come alberi, sembrano fermi eppure vanno almeno a 40 all'ora, 45, forse. Insieme a quel rantolo ti viene fuori un urlo che è un urlo animale di gioia e di fatica e non si sa di cosa e che non sai da dove arriva. Da dentro. Da in fondo a te, da qualche parte, era lì ed è venuto fuori. Sei sul rettilineo finale, sotto le tue ruote vedi scorrere le linee della griglia di partenza, veloci, scorrono via, cento metri e sarai sulla linea del traguardo, dove c'è tutta quella gente che guarda. Cinquanta metri. Venti. Fine. Pace. Lasci scorrere la bici senza pedalare, è un moto arioso e leggero, liscio, quieto. Sei senza peso. Vai. Ti fermi a bordo pista. Togli la cappottina in carbonio e respiri e finalmente c'è tutta quall'aria che ti investe, fresca, leggera, buona. Respiri. Di nuovo il canto degli uccellino. Fa quasi freddo, sono le foto di sera. Chiudi gli occhi e respiri, i polmoni ti sembra che applaudano ma lo sai che i polmoni non possono applaudire, non applaudono. Quando non senti più il cuore battere nelle tempie e nel petto e nelle braccia e delle gambe, finalmente fai quello che dall'inizio volevi fare: vuoi vedere il che tempo hai fatto. Sai quale è il record della pista e quindi sai esattamente cosa vuole dire giro veloce o medio o lento o record della pista. Sai che sei andato veloce, almeno ti pare. Prendi il GPS che ha registrato tutto, velocità, pedalate al minuto, watt, frequenza cardiaca. Il GPS non mente. Lo prendi, lo guardi. Sei un pirla. Sei un grandissimo pirla. Il più pirla di tutti i pirla del mondo. Lo schermo del GPS è nero e spento, ti sei dimenticato di farlo partire. Sei il KOP, non il KOM. Sei il King dei Pirla, bravo. Settimana prossima, tocca tornare.
 
Top
108 replies since 19/3/2016, 22:25   3257 views
  Share