| Per quanto quanto riguarda la pedalata in sé, mi è venuta una crisi di caldo al km 80 circa. Probabilmente propiziata anche dalla sveglia alle 5 del mattino e dal relativo poco sonno. Niente di tragico, però c'è da stare attenti. Ultimi 20 km a 20 all'ora di media e fiato corto. Ho pure mangiato e bevuto frequentemente lungo il percorso ma probabilmente non a sufficienza. Poi un estathè abbandonato in macchina a 50-60°C, bevuto sulla via del ritorno mi ha un po' resuscitato. Alle 19:00 ero praticamente a posto.
C'è da dire che i compagni di viaggio non si sono per niente risparmiati; all'andata quasi mai sotto i 30 km/h nonostante il traffico del sabato mattina sulla ciclabile. Senza contare del primo pezzo da Oleggio a Abbiategrasso, da solo contro il DF, raramente siamo andati sotto i 33-34. Tutti con la sindrome da gobbetto in gruppo al sabato mattina. Va bene il DF che è un missile e tutto quanto ma Alberto non me la contagiusta, secondo me è allenato, eccome. Maledettissimo 'sto DF che fa un pelo di scia solo all'altezza del cupolino dietro alla testa, per il resto, il nulla, come non averlo, a meno di non stare appiccicato alla coda.
Le espressioni al nostro passaggio erano le più colorite possibili. Girare nella provincia (piemontese, nel mio caso), è una esperienza differente. Nonostante abbia percorso molti km con un velomobile ed essendo abituato a tutte le reazioni possibili e immaginabili, qua era tutto molto più estremo, più metropolitano. Jack era normalmente posizionato in testa e faceva scattare l'istinto a mettere mano al telefonino. Intuivo l'aria divertita del tipo "ma guarda un po' come e dove ha messo i pedali questo qui, dai che lo condividiamo su FB..." ma poi passavo io e gli angoli della bocca scendevano impercettibilmente verso il basso. L'espressione era del tipo "e questo con con la ruota in più lì in basso? Ma con cosa pedala braccia o gambe?". Passato io, però, sono sicuro che il pensiero andava a un "bene, stamattina abbiamo visto qualcosa di nuovo (che non ho capito bene), ora lo spettacolo viaggiante sarà finito, pensiamo ad altro". Solo che "l'altro" erano due velomobili. E da lì il delirio. Non credo che la versione in alluminio o quella in fibra di carbonio avessero un successo differente, almeno vedendole passare. Talmente strani quei mezzi e mai visti, entrambi riscuotevano una smisurata sorpresa. Come quando sei in bagno con le brache calate e con la porta spalancata e passa, casualmente, tua suocera... Una volta fermi, invece, è tutto più tranquillo. Le domande sono più o meno sempre quelle. I velomobili sono quelli che attirano di più (cos'è, ha il motore, costo, peso, quanto va, sicurezza). Anche se devo dire che perfino il trike ha riscosso un minimo di riscontro. Solo una volta mi è stato domandato, con risatina, se avevo problemi di qualche tipo, per il resto in molti hanno capito o quantomeno intuito, le caratteristiche del mezzo, con pregi e difetti. Bello il momento con i due poliziotti (con la bici di ordinanza) che si sono fermati al Parco Sempione e la relativa piacevole chiacchierata.
E' stata veramente una bella gita. Certo, a parte il colpo di calore e soprattutto il pezzo sul ciottolato. 2 km di terrore puro. A un certo momento pensavo che mi si fossero svitate tutte le viti, anche quelle che non avevo. Quantomeno sono sicuro che mi è partita la convergenza, che devo ancora controllare. E devo dire che, almeno da fuori, Df e Alleweder se la sono cavata egregiamente. Sono pure entrato una volta in una rotaia del tram, situazione risolta immediatamente (perlomeno non c'era il tram, dietro). Non riesco nemmeno ad intuire cosa possa essere andare in bicicletta magari in una giornata piovosa, a Milano. Forse non è sufficiente nemmeno una mtb bi-ammortizzata. E maledetti quelli che posteggiano sulla ciclabile.
Sono sempre più convinto che queste gite in gruppo (in gruppo, non gita solitaria, dove pensano che sei uno scienziato pazzo tipo Doc Emmet Brown di Ritorno al Futuro), con fermate frequenti in posti affollati, siano il sistema più immediato e piacevole per diffondere il verbo.
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