Descrivere una PBP risulta oltremodo difficile. Per conoscerla appieno, bisogna viverla.
Mi limiterò a riportare solo alcune impressioni.
Per prima cosa, bisogna dire che è una rando dura, molto più di quanto possano dire i km
o le ore a disposizione. Si potrebbe pensare che basti dividerla in tre parti, per ottenere
tre rando da 400 km e poterla superare facilmente.
Purtroppo non è così. La fatica dei chilometri continua ad accumularsi, la privazione di sonno
si fa' sempre più sentire e tutto diventa più difficile.
A tavolino, il percorso potrebbe sembrare lungo, ma banale. Il profilo altimetrico quasi ridicolo,
con quei dentelli appena accennati. Nulla rispetto alle grandi salite alpine.
Eppure quelle piccole salite, ripetute all'infinito, ti fiaccano lentamente nel corpo e nello spirito.
Un'interminabile successione di salite e discese, di lunghezza variabile tra le poche centinaia
di metri, a qualche chilometro. Questo è il percorso della PBP. Forse solo una ventina di km
pianeggianti dopo Dreux, l'ultimo controllo, subito annullati dalle rampette al 10% della foresta
di Rambouillet, alle porte di Parigi.
Decidere di affrontare per la prima volta una rando over 1000 km, è stato un salto nel buio.
Non c'è stato un passaggio graduale dai 600 km massimi delle prove di qualificazione.
Si è passati al doppio del chilometraggio. Impossibile dire come avrebbe reagito il corpo
e la mente ad uno stress così prolungato.
Direi che il corpo ha risposto bene, in modo prevedibile. Dopo i primi km, percorsi a ritmo di GF,
la prestazione è gradualmente calata sino ai 300 km, per assestarsi su di un ritmo costante a
basso consumo energetico, con fc comprese tra i 115 e i 130 bpm, che sembrava poter essere
mantenuto all'infinito.
La mente ha dovuto mettere in atto tutta una serie di espedienti che permettessero al corpo di
continuare, nonostante la fatica e la privazione di sonno. Col passare delle ore e dei chilometri,
il cervello sembra ridurre la propri funzionalità e concentra tutta l'attenzione verso pochi e semplici
obbiettivi. Il campo visivo si riduce, si tende a vedere solo la strada, il pensiero è rivolto solo ad
andare sempre avanti, ad evitare e prevedere i pericoli della strada e del traffico, a non sbagliare
percorso. Anche ai controlli, pochi pensieri fissi. Timbrare, far scattare il rilevatore di microchip,
bere, mangiare e ripartire verso la giusta direzione. Potrebbe sembrare assurda quest'ultima mia
affermazione, ma ad un certo punto del percorso, ai controlli ci sono ciclisti che vanno verso Parigi
ed altri che devono ancora andare verso Brest. E con la mente un po' ottusa, nonostante i segnalatori
e le frecce, non sarebbe certo impossibile, di notte, sbagliare direzione.
Nel pianificare la mia PBP, non sapendo cosa avrei trovato e cosa avrebbe offerto l'organizzazione,
ho deciso di avere un mezzo di appoggio che mi avrebbe dato assistenza a determinati controlli.
Gli appuntamenti concordati con mia moglie che portava il camper, erano a 300km, 600km, 800km
e 1000km, con fermata lunga a Brest, 600km, per poter dormire. Le altre fermate solo per rifocillarmi,
lavarmi ed eventualmente cambiare abiti.
Col giudizio di poi, posso dire che l'organizzazione offre molto, anche se a pagamento e la PBP
può essere tranquillamente portata a termine senza supporto esterno. Ma il fatto di poter stare,
anche per poco, in un ambiente famigliare, è di grande giovamento allo spirito e permette di andare
avanti più serenamente.
Il tempo meteo, durante questa PBP, è stato abbastanza clemente, tranne alcuni piovaschi ed alcune ore
di pioggia continua prima di Brest. E proprio durante la pioggia, di notte, nel traffico, la PBP ha mostrato
tutta la sua pericolosità. Per me', che porto gli occhiali da vista, risultava difficile poter proseguire
nell'oscurità, con le lenti bagnate e appannate, accecato dalle luci, con la strada bagnata che perdeva
definizione. Un altro pericolo delle strade francesi, è costituito dai camion che si lanciano giù per le
discese a velocità ben superiori ai 100 all'ora. Quando si incrociano questi bestioni lanciati a folle velocità,
si è investiti da un'onda d'urto che prima ti sposta lo sterzo e poi tutto il corpo, facendoti ondeggiare e
sbandare. Purtroppo un randonneur americano, sbandando è caduto ed è stato investito da un camion,
perdendo la vita.
Dal punto di vista fisico, i problemi maggiori sono stati ai piedi. Dolore e gonfiore nella zona di maggior
pressione sul pedale e dolenzia ai talloni. Per il resto, anche la posizione comoda della reclinata, mantenuta
per tanto tempo, può dare qualche problema. Formicolio ed insensibilità ad alcune dita delle mani, impegnate
in un uso pressocchè continuo del cambio.Stessa cosa per le dita dei piedi e una certa difficoltà, nelle
ultime fasi, a tenere una posizione corretta del busto e della testa, sulla bent. Mi rendevo conto di essere
storto, col busto e la testa leggermente piegati verso destra, ma non riuscivo a raddrizzarmi senza compromettere
l'equilibrio. Anche durante le fermate, qualche sbandamento in posizione eretta e sempre la tendenza a
stare piegato sul lato destro. Peso che ciò sia dovuto al fatto che di notte, per meglio vedere il bordo strada,
stavo con la testa e il busto leggermente inclinati, in modo da evitare l'ostacolo visivo del manubrio e dei comandi.
Probabilmente, col passare del tempo, questa posizione ha creato degli squilibri e si è cronicizzata.
Una volta tornato a casa, solo doloretti muscolari alle gambe, il solito dolore alla pianta dei piedi e gonfiore
alle caviglie, con aumento di peso di circa 3 kg, dovuto alla ritenzione idrica, che solo oggi ho smaltito,
ritornando al peso normale.
Qualche problema meccanico è stato risolto in loco, senza compromettere il proseguio della rando.
Dopo Brest, sulla via del ritorno, avevo incominciato a sentire un certo indurimento del colmando del
deragliatore anteriore, ma pensando che fosse dovuto alla pioggia che aveva dilavato il lubrificante, non
ci avevo fatto caso. Invece durante la notte, prima di Tinteniac, durante una delle innumerevoli salite, dopo
aver esaurito i rapporti col 50, passo al 34 e la catena si blocca, incastrata tra deragliatore e corona.
La strada è pericolosa, perchè frequentata dai camion. I bordi non sono agibili perche' presentano un fossetto
che continua con un piccolo terrapieno, rendendo impossibile appoggiare la bent e verificare il danno.
Proseguo a piedi sino alla fine della salita e continuo sino ad incrociare una stradina laterale.
Qui, mi rendo conto che il supporto deragliatore si è spostato, rendendo impossibile la cambiata.
Non ho con me' la chiave per la brugola del collarino deragliatore, così sposto il fissaggio del cavo in
modo da permettere la cambiata, anche se in modo difficoltoso. Sistemerò meglio il tutto al successivo controllo,
alla luce del giorno.
Vorrei fare qualche considerazione riguardo al mezzo utilizzato. Parlando con Pinco, questi riteneva che una
rando come la PBP, con tanti metri di dislivello, fosse più favorevole alle bdc.
Io sono sicuro che senza la reclinata non avrei neppure superato le qualificazioni. Il dislivello è molto, ma
la pendenza delle salite è generalmente compreso tra il 4 e il 6%, con solo rari tratti che arrivano al 10.
Pendenze, dunque, agevoli anche per una bent, che inoltre può sfruttare l'abbrivio della notevole velocità
raggiunta in discesa, per inerpicarsi velocissima sulla prima parte della successiva salita.
Un limite, penso sia costituito dal tipo di pedalata, che utilizza sempre gli stessi muscoli e nel momento
in cui tali muscoli sono affaticati, la spinta in salita cala inesorabilmete. Io ho utilizzato il pacco pignoni Shimano
11-27 accoppiato alla compatta 50-34 e solo raramente sono ricorso al 34-27.
Uno degi aspetti che più rimangono impressi della PBP, sono sicuramente le persone che si affollano
lungo tutto il percorso e ai controlli. La PBP è molto seguita e sentita dai francesi e nei paesini attraversati
è un evento che viene festeggiato con danze,musiche e tanta partecipazione alle fatiche dei ciclisti.
Non sono i francesi un po' spocchiosi e presuntuosi delle grandi città, bensì gente semplice, vestita come
in altri tempi, sempre pronta a darti un aiuto, ad applaudirti, ad incoraggiarti, a chiedere notizie sul vélo couché.
In piena notte, nei paesini attraversati, gente di ogni età, appronta banchetti con bevande, caffè, dolciumi ed
invita ogni ciclista a fermarsi, specificando che tutto è gratuito.
Sicuramente questo aspetto, insieme alla variopinta multietnia dei partecipanti, è ciò che più colpisce e rimane.
Forse chi legge vorrebbe sapere se questa sarà la prima di altre ultrarando a cui vorrei partecipare.
Rispondo senza esitazione che questa è stata la prima, ma anche l'ultima PBP, o altra over 1000.
Troppe ore e troppi chilometri trascorsi col pensiero rivolto solamente ad andare avanti, a pedalare, ad arrivare alla fine.
Ci si trasforma in forzati del pedale, che finiscono per perdere il contatto con la realtà circostante, rivolti solo
ad andare avanti sempre e comunque.
Vorrei terminare con un saluto particolare a Paolo, Pinco 68 e a Guido, ilfennec, con cui ho condiviso le ore
precedenti la partenza e la partecipazione alle prove di qualificazione.
Riconoscenza per tutti quelli del forum che ci hanno seguito e sostenuto anche se da lontano.
Un ringraziamento particolare a Milena, mia moglie, che si è accollata l'onere del sostegno materiale e
morale prima, durante e dopo la prova.
Alcuni dati tratti dal Garmin, basati sulla distanza di 1184 km, poichè per una ciquantina di km è rimasto
spento, a causa esaurimento delle batterie.
Tempo totale : 51h 07'
Velocità media: 23,2 km/h
Velocità massima: 68,2
Frequenza cardiaca media: 124 bpm
Totale salita: 11113 m
Tempo totale della prova: 75h 18'
Metto alcune foto, le altre, al più presto su Picasa.