Beh, è arrivata l'ora di inserirmi.
Praticamente di mestiere farei il visionario.
Tralasciando i vari aspetti sulla mobilità integrata e intelligente (basti pensare che ancora nel traffico aereo la maggior parte dei dati dall'aereo al controllo traffico vengono trasferiti a voce...!), vorrei che ci concentrassimo di nuovo su varie declinazioni della bici, e magari su quelle più adatte ai nostri tempi che cambiano e alla nostra visione reclinata.
La macchina umana, a quanto mi consta, è ancora una delle più efficienti.
Le bici le abbiamo.
Le assistenze elettriche pure, e ancora ne verranno fuori di nuove.
I pannelli solari anche.
Quindi, il mezzo ideale per una fascia moolto ampia di utenti esiste già, o è realizzabile-assemblabile con relativa facilità.
I volumi sono ancora tropo bassi, ed un sistema tradizionale di vendita porterebbe, ad esempio, un trike assistito e comodo con relativo pannello fotovoltaico x caricare le batterie da montare a casa, (o da 'implementare' dove si vuole e 'rivendere' l'energia prodotta..) per avere un mezzo autosufficiente energeticamente, e comodo durante le salite (certo, se si potesse superare la soglia dei 250W..) a costare all'utente finale almeno 5000-6000€.
Però ci sarebbero molti modi per aggirare il problema costo-prezzo elevato.
L'azienda potrebbe 'lanciare' sul mercato una OPV a break-even (offerta pubblica di vendita a pareggio) e andare in produzione solo se raggiunge il numero minimo di ordini richiesti. (questo è un mio concetto, neanche tanto originale, ma non lo usa nessuno in grande scala, ancora; ritengo la prevendita a pareggio una delle armi obbligate per minimizzare i rischi d'impresa ed abbassare notevolmente il costo dei prodotti)
Poi c'è il noleggio di lungo termine.
Ci l'ha detto che devo 'possedere' la bicicletta?
Se il mezzo è costruito bene, ed è robusto e durevole, potrei anche NON venderlo mai, ma darlo in uso; il cliente 'comprerebbe' solo i consumabili (copertoni, pastiglie freni, ruote...)
Questo è un concetto basilare, che è stato artatamente procrastinato dall'industria, ad es. quella automobilistica.
Infati, non è che possiamo 'mangiare' automobili; un auto è un bene strumetale, non lo si può considerare, e vendere, come un bene di consumo.
Storiellina; verso la fine ani '80 primi '90, durante la prima grande crisi dell'indusria automobilistica USA, quando Michael Moore girò 'Roger & Me', ero in volo da Londra a Milano e sedevo vicino ad un tipo col quale iniziai a parlare del più e del meno.
Quando mi disse che lavorava all Ford, sempre a proposito della crisi, gli chiesi;
< ma lei mi vuol dire che alle soglie del 2000 l'industria dell'auto non è in grado di realizzare un prodotto virtualmente esente da manutenzione e che duri MINIMO 10 anni? perchè non fate prodotti così e le affittate le auto invece di venderle, magar dopo un pò le ritirate e ci fate l'aggirnamento, come nel software>
e lui:
< sì. ci pensiamo da parecchio, ma il problema grosso è tutto l'indotto dei meccanici e dell'assistenza, dovremo attendere che si 'riassorba' gradualmente, sarebbe un problema sociale>
In effetti, qualche anno dopo la Ford, atraverso la controllata (allora) Jaguar, presentò una modalità di noleggio a lungo termine che ricalcava abbastanza questi concetti.
E la Renault-Nissan, che ha anunciato l'auto elettrica per il 2010, dichiara che il cliente acquisterà solo il pacco batterie, l'auto resterà di proprietà della fabbrica.
Altro esempio; Le fette biscotate Buitoni, a quanto mi diceva l'ex responsabile dell' R&D, sono fatte con macchinari tedeschi, brevettati, e che NON vengono venduti, sono sempre a noleggio, paghi per usarli ma NON sono tuoi.
Altro piccolo esempio; mi imbattei anni fa in un altro caso simile, la Faema faceva le migliori macchine da caffè d'Italia, erano anche le più care, la Marcedes, se non la Rolls, dei baristi.
Negli ani '60 aveva fato la E 61, macchina da bar che ancora si vede in giro, mitica e mitizzata. Ora, negli anni '70 la Faema andò in stallo perchè il mercato di quei baristi che erano pronti ad investire in una macchina eccellente era saturo, ma della E 61!! Cioè il loro primo concorrente erano loro stessi. Avevano fatto una macchina troppo buona, che non si sfasciava abbastanza!!!
E la FAEMA fu, come molte aziende italiane in quel periodo IRI-ZZATA.
Tutta questa manfrina per esplicare il fatto che un settore nuovo, come quello nascente degli Utility-HPV o E-HPV, dovrebbe essere valutato riconsiderando tutta una serie di paradigmi che NON SONO NE' NECESSARI NE' TANTOMENTO ADEGUATI.
Poi, non ci fanno le piste ciclabili; E NOI ANDREMO IN STRADA E SAREMO NOI IL TRAFFICO, Critical Mass insegna.
Non dobbiamo farci prendere dalla paura; sul sito
www.movimentofisso.it , bello, ho trovato e posto:
CITAZIONE
LIFE IS A CONTACT SPORT
paura
La frase sopra l'ho letta molti anni fa in Nuova Zelanda, a Queenstown. Un paese interamente dedito agli aspetti fisici e piacevoli dell'esistenza, con infinite possibilità di scatenare sorrisi e adrenaline varie.
Mi sono reso conto solo dopo che si trattava di una pubblicità, ma ormai il concetto, il ritmo e il suono della frase mi erano piaciuti così tanto che mi sono fatto piacere pure la pubblicità.
Quando parlo con gli altri sul perchè vado in giro in bici e perchè non ci vanno loro, trovo essenzialmente due argomenti che li tengono lontani dalla scelta della bicicletta come mezzo quotidiano di trasporto: la paura e la fatica.
La paura è l'argomento davvero insormontabile, ultimativo, nec plus ultra. Non é possibile convincere una persona che ha paura a fare le cose di cui ha paura.
Bisogna agire sulla paura in sè.
So che le nostre strade sono terrificanti, e che gli italiani in macchina si trasformano in bestie mannare con addosso l'armatura.
Il mio modo di non provare paura é ignorare la paura. Non tutta: una parte della paura, quella positiva, può essere utilizzata per tenere alta l'attenzione.
Il resto va ignorato. Decisamente.
Allora inizia il divertimento.
La bici in città diventa un esercizio di giocoleria, un'arte di strada vera e propria, l'utile strumento della propria giornata e contemporaneamente il proprio strumento di gioco.
A tale proposito, come difendersi dal traffico, avrei un piccola idea;
sarebbe bello usare, modificandole negli obiettivi, 3-4 action-cams, da montare sul casco o su un supporto dietro al sedile, che le posizioni sopra la testa, per farsi un 'testimone elettronico', nel caso d'incidenti o sinistri, le telecamere riprendono sempre, per un paio d'ore, se non succede niente, si ricomincia da capo e si cancella quanto registrato.
Se qualcuno fosse interessato.... penso che ci vogliano 1.000-2000 € per fare un paio di prototipi e coinvolgere qualche azienda specializzata x fare le dovute modifiche ( comprare 4/6 camere da modificare cambiando gli obiettivi originali con altri da almeno 90°, un comando x avviarle e stopparle insieme, un piccolo software per sincronizzare le registrazioni..)
Concludo ri-citando il sito di movimentofisso
CITAZIONE
Bici e economia
Negli anni '70 un economista di origine rumena, Nicholas Georgescu-Roegen, gettò le fondamenta della teoria bioeconomica. Dimostrò, con metodi matematici, l'impossibilità di una crescita infinita in un mondo finito. Propose quindi un modello basato sulla decrescita della produzione: per salvare la pelle di tutti, il Pil deve andare sottozero.
La ricerca della decostruzione di bici, com'é il progetto della ruota fissa, sposa perfettamente quel tipo di impostazione.
La chiave di tutto é nel cambiamento radicale delle impostazioni di vita: tendere ad una vita basata sulle relazioni tra umani, gettarsi alle spalle il modello consumista, vivere in una società sobria e felice, ridurre al minimo i propri bisogni. Una vita "zen" in cui l'intensità del piacere compensa l'assenza di beni.
Altro articolo inerente;
IL FUTURO VA IN BICISono convinto che dovremo essere NOI ad inventarci la NOSTRA decrescita, un pò meno che questo passi per la ruotafissa che, per quanto concettualmente interessante, alla mia età non cambierei col mio Rohloff.
Certo, riuscire a restar scevri da elettronica, circuiti e restare 'meccanicamente puri' può essere un obiettivo plausibile.
Ci manca solo che, quando arriverà la tempesta solare che ammazzerà il silicio, rendendo inutili tutti i computers del mondo, che si fermino anche le bici!...
Se vogliamo parlare di trasporti pubblici, dovremmo parlare prevalentemente di e come ottenere una intermodalità con la bici, efficace ed efficiente.
Poi, sarebbe bene approfondire gli aspetti tecnici dei nostri mezzi per un uso prevalentemente utilitaristico-urban-metropolitano.
Gli accessori, quelli utili, per aumentare la visibilità; c'è qualcuno che s'è inventato qualcosa di buono?
E tutto il discorso merci-bambini-cane-&-bagagli.
A tal proposito, sempre nel sito movimentofisso, l'autore nel descrivere una delle sue bici, racconta che la trovò abbandonata su una spiaggia in Sicilia mentre era in bici con la figlia, e che sa la portò via, in bici, con la figlia e, quindi, anche l'altra bici; lui dice:<a riprova che si può fare molto più di quanto non si creda..>
PEDALIAMO TUTTI!
PEDALIAMO MEGLIO!
PEDALIAMO COMODI!
Aloha